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#1
Come bisogna dimensionare la frequenza di campionamento una volta noto il
tempo di salita? (Daniele Cremonini)
La frequenza minima di campionamento va determinata, con il teorema
di Shannon, in base alla frequenza massima presente nei segnali che si
intende campionare o, perlomeno, della componente a frequenza massima
del segnale che si intende riprodurre correttamente. Il "tempo di salita"
fornisce una indicazione di massima sulla banda passante di un sistema
dinamico lineare e può quindi venire utilizzato per un dimensionamento,
pure di massima, del campionamento da effettuare sull'uscita di tale
sistema. Regole empiriche talvolta utilizzate consistono nell'adottare
un tempo di campionamento pari ad un decimo del tempo di salita o di
quello di assestamento.
#2
Oltre al tempo di salita cosa si può osservare per stabilire le
costanti di tempo? (Daniele Cremonini)
Le costanti di tempo di un sistema lineare sono deducibili dai poli dello
stesso, quindi dalla conoscenza della funzione di trasferimento.
La funzione di trasferimento determina anche la risposta frequenziale
e può quindi venire utilizzata per determinare, in maniera non
empirica, un campionamento idoneo sull'uscita. Si noti come l'eventuale
presenza nel segnale di ingresso di frequenze superiori a quelle
riproducibili dal sistema non giochi (nei sistemi lineari) alcun
ruolo nella determinazione del tempo di campionamento.
#3
Non ho ben capito perché il sottospazio di raggiungibilità
di un sistema lineare e stazionario sia il più piccolo invariante
rispetto ad A contenente l'immagine di B.
(Pierpaolo Libanori)
Per il sottospazio di raggiungibilità abbiamo ricavato, sia per i
sistemi continui che per quelli discreti, l'espressione
im[B AB ... A(n-1)B].
L'invarianza rispetto ad A è quindi una conseguenza immediata
del teorema di Cayley-Hamilton; l'espressione precedente evidenzia inoltre
come l'immagine di B risulti contenuta in tale sottospazio.
Consideriamo adesso un sottospazio generico, Z, invariante rispetto
ad A e contenente l'immagine di B; ne segue che (i vettori
costituiti dal)le colonne di B appartengono a Z.
Per l'ipotesi di invarianza di Z rispetto ad A anche le colonne
di AB ... A(n-1)B apparterranno a Z;
quindi l'intero sottospazio di raggiungibilità è contenuto
in Z. Essendo però Z un qualunque sottospazio invariante
rispetto ad A e contenente l'immagine di B, ne segue che il
sottospazio di raggiungibilità è contenuto in ogni
sottospazio invariante rispetto ad A e contenente l'immagine di B.
È quindi il più piccolo sottospazio che goda di tale
proprietà.
#4
Non mi è molto chiara la regola che lei ha esposto a lezione
riguardante la matrice P=[B AB....A(n-1)B]
relativa alla lineare dipendenza delle sue colonne. Non riesco inoltre a
capire l'importanza pratica di questa regola. (Stefano Lucente)
L'espressione della matrice di raggiungibilità che abbiamo ricavato
si presta a tre considerazioni di carattere pratico particolarmente utili
nel calcolo manuale non tanto e non solo di tale matrice ma, soprattutto,
del sottospazio di raggiungibilità generato dalle sue colonne.
La prima osservazione riguarda le sottomatrici AkB che
risulta vantaggioso calcolare premoltiplicando per A il blocco
precedente, evitando cioè il calcolo esplicito di Ak;
tale modo di procedere riduce
la mole di calcoli e la possibilità di errori. Le osservazioni
relative alla lineare dipendenza delle colonne riducono, egualmente,
i calcoli necessari alla determinazione di im(P). La prima osservazione
riguarda la lineare dipendenza di tutti i blocchi successivi alla prima
sottomatrice le cui colonne risultino tutte linearmente dipendenti dalle
precedenti; è ovvio l'uso di tale risultato: anziché
calcolare tutti i blocchi di P ed applicare l'algoritmo di Gram-Schmidt
alle colonne di tale matrice, si calcolerà un blocco alla volta
valutando la lineare dipendenza delle sue colonne dai vettori precedenti
sospendendo la procedura quando si incontra un blocco le cui colonne
siano tutte linearmente dipendenti dalle precedenti.
La seconda osservazione riguarda la lineare dipendenza di tutti i vettori
di posizione omologa nei blocchi successivi quando si osserva la lineare
dipendenza (da tutti i vettori precedenti) di un singolo vettore
all'interno di un blocco di P; l'uso pratico di tale proprietà,
del tutto simile al precedente, consente di ridurre al minimo
le operazioni necessarie al calcolo di una base del sottospazio di
raggiungibilità. Esempi numerici di applicazione di tali
regole sono riportati negli esercizi 1 (Raggiungibilità,
osservabilità e stabilità) e 2 (Scomposizione di Kalman,
forma minima) del testo Teoria dei Sistemi: Esercizi e Applicazioni.
#5
Perché è importante poter influire sulla prontezza della
stima di un osservatore dello stato? Con la locuzione "prontezza della stima"
intendo la velocità con cui la stima stessa tende ad eguagliare lo
stato effettivo del sistema. (Pierpaolo Libanori)
L'osservatore dello stato è un sistema dinamico che, collegato
all'ingresso ed all'uscita di un sistema di cui si vuole osservare lo
stato, è soggetto ad una evoluzione che porta il suo stato a
coincidere, asintoticamente, con quello del sistema da osservare.
Una volta che tale coincidenza è stata acquisita,
gli stati dei due sistemi hanno la stessa evoluzione.
Lo stato iniziale dell'osservatore viene, in assenza di altre informazioni,
azzerato; l'errore di stima ha una evoluzione che, come si è visto,
dipende solo dalla matrice dinamica dell'osservatore stesso. Una elevata
prontezza riduce la durata di tale transitorio, rende cioè la
stima accurata dopo un tempo sufficientemente breve rispetto al momento
nel quale l'osservatore è stato collegato; tale vantaggio
è tuttavia bilanciato dalla maggior sensibilità
dell'osservatore rispetto ai disturbi inevitabilmente presenti sulle
misure degll'ingresso e dell'uscita del sistema da osservare. Nella
pratica la matrice dinamica dell'osservatore viene scelta in base ad
un compromesso tra prontezza e insensibilità ai disturbi.
#6
Vorrei sapere che cosa è una matrice ciclica e che ruolo ha nella
raggiungibilità dei sistemi lineari e stazionari con un unico
ingresso. (Mirko Tedaldi)
Una matrice A (n x n) può venire definita
ciclica quando consente di generare l'intero spazio mediante un
unico generatore; in altri termini quando esiste un vettore v
(n x 1) tale che la matrice [v Av ... A(n-1)v]
sia di
rango massimo. Un sistema dotato di un solo ingresso può risultare
completamente raggiungibile solo se la relativa matrice dinamica è
ciclica. Tale proprietà può venire espressa anche in altri
modi, ad esempio facendo riferimento alla forma di Jordan o al polinomio
minimo e a quello caratteristico della matrice (che risultano coincidenti
per le matrici cicliche). In una matrice non ciclica la dimensione
massima del sottospazio generato da un singolo generatore coincide con
il grado del polinomio minimo.
#7
Non ho capito perché risulti completamente raggiungibile un
sistema dinamico la cui matrice dinamica sia in forma di Jordan ed
in cui le righe della matrice di distribuzione degli ingressi
corrispondenti all'ultima riga dei blocchi di Jordan associati allo
stesso autovalore siano linearmente indipendenti. (Gabriele Tinti)
Il Teorema cui fa riferimento la proprietà descritta (e quella
duale relativa alla osservabilità) è basato sulle
proprietà dei sottospazi generati da una matrice non ciclica,
quindi con più blocchi di Jordan associati allo stesso
autovalore. Per tali matrici (si veda anche la domanda 8) un solo
generatore non può generare l'intero spazio. Una dimostrazione
del teorema in oggetto è riportata, sul testo Teoria dei
Sistemi e del Controllo di G. Marro.
#8
Sono corrette, per i sistemi lineari e stazionari, le seguenti
implicazioni?
1 - controllabilità
2 - raggiungibilità
3 - completa controllabilità
4 - completa raggiungibilità
5 - osservabilità
6 - ricostruibilità
7 - diagnosticabilità
8 - incasellabilità
9 - completa osservabilità
10 - completa ricostruibilità
5=>6, 7=>8, 9=>10, 9=>7=>5 quindi 9=>6 e 9=>8, 10=>8=>6.
(Daniele Cremonini)
Sì. Considerando classi particolari di sistemi dinamici è
possibile, come sappiamo, introdurre ulteriori implicazioni.
#9
Nella trattazione dei sistemi lineari non stazionari abbiamo enunciato
la proprietà secondo la quale gli elementi della matrice di
transizione sono funzioni continue del tempo.
Possiamo quindi dire che il moto libero è rappresentato da una
funzione continua perchè combinazione lineare di colonne della
matrice di transizione?.
E per quanto riguarda il moto totale (libero + forzato)?
Inoltre, a cosa sono dovute le discontinuità sulla velocità
di variazione di stato? (Luca Roffia)
L'interpretazione relativa al moto libero è corretta. Per quanto
riguarda il moto forzato è sufficiente osservare come la funzione di
ingresso sia presente solo sotto il segno di integrale; eventuali
discontinuità dell'ingresso non danno quindi luogo a
discontinuità del moto. Le discontinuità possibili sulla
velocità di variazione dello stato sono dovute all'azione diretta
(algebrica) dell'ingresso su tale velocità (termine B(t)u(t)
nell'equazione di stato).
#10
Nella trattazione della controllabilità ed osservabilità dei
sistemi dinamici lineari, facendo riferimento alla forma di Jordan, sono
stati ricavati il numero minimo di ingressi compatibili con la completa
raggiungibilità ed il numero minimo di uscite compatibili con la
completa osservabiltà.
Non ho ben chiaro come sono stati ricavati ed inoltre il legame che sussiste
fra essi. (Luca Roffia)
Il risultato cui lei fa riferimento non è stato ricavato
ma solo enunciato (si veda anche la risposta 9). Il numero minimo di
ingressi compatibile con la completa raggiungibilità coincide
con quello di uscite compatibile con la completa osservabilità
essendo entrambi pari al numero massimo di blocchi di Jordan
associati allo stesso autovalore della matrice dinamica del sistema
in base al Teorema che abbiamo visto durante il corso.
#11
In che caso, nei sistemi lineari non stazionari continui, il sottospazio
R+ risulta uguale al sottospazio R-?
E se il sistema è discreto, come possiamo dire che
dim R+ è minore o uguale a dim R-?
È forse dovuto al fatto che, in questo caso,
la matrice di transizione può essere singolare? (Luca Roffia)
Il legame tra i sottospazi di raggiungibilità e di
controllabilità relativi allo stesso intervallo di tempo è
costituito dalla matrice di transizione relativa a tale intervallo. La
non singolarità di tale matrice assicura, nel caso continuo,
l'uguaglianza delle dimensioni di tali sottospazi. Nel caso
discreto, qualora la matrice di transizione risulti singolare, il
sottospazio di controllabilità avrà dimensione maggiore
di quello di raggiungibilità includendo anche lo spazio nullo
di tale matrice (si rivedano gli esempi fatti durante le lezioni).
#12
Nei sistemi dinamici lineari e non stazionari non ho ben capito il
legame tra le matrici dinamica e di distribuzione degli ingressi nel
passaggio dal modello continuo a quello discreto. (Luca Roffia)
Nella discretizzazione di un modello continuo la matrice
dinamica del modello discreto è semplicemente la matrice di
transizione di quello continuo negli intervalli considerati. Più
complessa la deduzione della matrice di distribuzione degli ingressi
del modello discreto che viene ricavata considerando l'espressione del
moto dei due modelli ed eguagliando gli stati iniziali e finali degli
intervalli di campionamento; supponendo la funzione di ingresso
costante in tali intervalli il contributo allo stato finale
dovuto al moto forzato nell'intervallo [kT,(k+1)T] può venire
espresso nella forma B(k)u(k) che definisce la matrice di distribuzione
degli ingressi, B(k), del modello discreto.
#13
Non ho ben capito quali sono le relazioni tra poli della funzione di
trasferimento e le caratteristiche del sistema in genere (poli ed
autovalori, poli e raggiungibilita' e/o osservabilita' ...).
(Alessandro Cevoli)
Si definiscono poli di un sistema dinamico lineare e stazionario
gli zeri dei denominatori degli
elementi della matrice (funzione) di trasferimento. Come sappiamo
(scomposizione canonica di Kalman), la funzione di trasferimento
descrive la sola parte raggiungibile ed osservabile del sistema;
i poli coincidono quindi con gli autovalori della matrice dinamica
associati a tale parte (= autovalori della sottomatrice A22
nella scomposizione canonica di Kalman).
#14
Considerando la banda passante della rete telefonica qual'è la
frequenza massima in bps che posso trasferirvi? (Alessandro Cevoli)
La massima frequenza di cifra che può essere trasmessa con
probabilità di errore comunque piccola su un canale di banda B,
che opera con rapporto segnale/rumore S/N, (cioè la capacità
C del canale) è data dalla formula di Shannon
C=B*log2(1+S/N).
(Risposta a cura del prof. Leonardo Calandrino)
#15
Desidererei chiarimenti sull'argomento "poli dominanti di un sistema";
nella biblioteca ho trovato poche informazioni e per altro scritte male.
Grazie. (Lucio Vigness da Napoli)
I poli dominanti vengono usualmente considerati quando si desidera
approssimare un modello di ordine elevato con un modello di ordine
ridotto, quando cioè si preferisce sostituire un modello esatto
ma complesso con un modello più semplice ma meno preciso.
La considerazione di base è la seguente: il moto e la risposta
di un sistema non sono influenzati nello stesso modo da tutti i modi
del sistema in quanto quelli che hanno una dinamica più
lenta "mascherano" (per così dire) quelli a dinamica più
veloce. Supponiamo allora di effettuare un cambiamento di base nello
spazio degli stati che porti la matrice dinamica del sistema alla
forma di Jordan; l'intero sistema può venire considerato ora
come formato da tanti sottosistemi collegati in parallelo, ognuno dei
quali con matrice dinamica data da un blocco di Jordan. Eliminiamo
ora tutti i sottosistemi associati agli autovalori cui corrispondono
modi ad evoluzione veloce (cioè quelli più lontani
dall'asse immaginario nel caso continuo, quelli a modulo minore
nel caso discreto) lasciando invece i rimanenti; il sistema che
si ottiene in questo modo ha solo una parte degli autovalori
(e dei poli) di quello iniziale e non ne descrive esattamente la
dinamica; in molti casi tuttavia il risultato (che dipende,
ovviamente, dalla entità dell'intervento e dalla
distribuzione degli autovalori del sistema) è del tutto
accettabile. Queste operazioni, descritte per un modello
nello spazio degli stati per maggior chiarezza, possono venire
effettuate direttamente sulla funzione di trasferimento del
sistema; queste tecniche sono state infatti introdotte proprio
con riferimento a modelli di questo tipo. Un modo diverso ma
sostanzialmente equivalente per valutare queste operazioni
consiste nel fare riferimento al contributo dato dai singoli
poli alla risposta frequenziale del sistema (diagrammi di
Bode, usati nell'ambito della teoria classica dei controlli
automatici). In questo contesto vengono eliminati dalla funzione
di trasferimento quei poli cui corrispondono frequenze di taglio
più elevate; è infatti evidente come la risposta
frequenziale dell'intero sistema sia condizionata in
primo luogo da quei poli cui corrispondono le frequenze di
taglio più basse. Le considerazioni precedenti sono
puramente qualitative e costituiscono solo una descrizione
introduttiva all'argomento citato; per una applicazione
non empirica vanno introdotte opportune funzioni costo che
forniscano una misura dello scostamento tra le prestazioni
del modello di ordine ridotto e quello iniziale. Tali
funzioni inoltre saranno, in genere, legate all'uso previsto
per il modello. Esistono, infine, molte altre tecniche di
approssimazione di un modello di ordine elevato con modelli
di ordine ridotto che risultano in genere più
efficaci di quella descritta in quanto non mantengono
una parte dei poli del modello iniziale in quello di ordine
ridotto.
#16
Vorrei sapere come si può sfruttare la funzione di trasferimento
se è data nel dominio dei tempi; in altre parole y(t)=G(s)*u(t)
ove G(s) è una funzione razionale propria o strettamente
propria nell'operatore differenziale s.
Come si può calcolare, per esempio, y(t), con
u(t)=Vm*sen(omega*t)
senza passare per G(j*omega)? (Daniele Cremonini)
Va anzitutto rilevato come la funzione di trasferimento abbia la stessa
espressione sia se considerata nell'operatore differenziale (s
nel nostro caso), quindi nel dominio dei tempi, sia se espressa nella
variabile complessa s. Nel primo caso la funzione di trasferimento
descrive una equazione differenziale che lega l'uscita e le sue derivate
all'ingresso e alle relative derivate. Volendo quindi calcolare la risposta
ad un determinato ingresso nel dominio dei tempi sarà necessario
trovare la soluzione di tale equazione differenziale corrispondente alla
funzione di ingresso applicata ed alle condizioni iniziali del sistema.
Considerando la funzione di trasferimento come trasformata di Laplace
della risposta impulsiva del sistema è poi possibile,
antitrasformando la G(s), ottenere la W(t) e, nel dominio dei
tempi, la risposta a qualunque funzione di ingresso u(t) calcolando,
come abbiamo visto a lezione, un integrale di convoluzione; in questo
modo vengono considerate condizioni iniziali nulle (stato inziziale
zero) e viene calcolata la sola risposta forzata del sistema.
Un'ultima via consiste nel calcolare la L-trasformata, U(s), della
funzione di ingresso e nell'antitrasformare la trasformata di Laplace
della risposta (forzata) Y(s)=G(s)U(s). Le tre vie precedenti
utilizzano direttamente la funzione di trasferimento; è
naturalmente possibile anche ottenere una realizzazione nello
spazio degli stati della G(s) ed operare nel dominio dei tempi,
come abbiamo visto più volte, su tali rappresentazioni.
#17
Perché una retroazione ingresso-uscita in un sistema lineare e
stazionario completamente raggiungibile ed osservabile non permette
di allocare ad arbitrio gli autovalori della matrice dinamica?
Le volevo chiedere se è esaustiva una risposta di questo tipo: Una
retroazione ingresso-uscita non permette di far retroagire tutte le
informazioni sullo stato e quindi posizionare ad arbitrio gli autovalori,
ma solo una parte di esse, poiché si fa retroagire una trasformazione
lineare dello stato secondo la matrice C, non lo stato stesso.
(Gabriele Tinti)
La risposta che lei formula è sostanzialmente corretta.
Dalla scomposizione canonica di Kalman di un sistema generico è
immediato
verificare come una retroazione algebrica ingresso-uscita agisca
solo sulla parte raggiungibile ed osservabile del sistema. L'uscita in
un certo istante, d'altronde, non è detto fornisca una conoscenza
completa dello stato di tale parte.
#18
Nel caso di sistemi lineari stazionari, nel calcolo del sottospazio di
raggiungibilità un'espressione del tipo BeAtx=0
essendo analitica, è nulla in [0,t1] se si
annulla in un punto dell'intervallo, quindi in tutto l'intervallo e
quindi anche in 0. Di qui lo sviluppo dell'espressione di R+
che risulta indipendente da t. Vorrei sapere se il fatto che l'annullarsi
in un punto implichi l'annullarsi in tutto l'intervallo, è dovuto
al fatto che il sistema è stazionario e quindi ogni valore di t
può essere preso come istante iniziale. (Vittorio Teglia)
La analiticità della funzione di transizione costituisce, in
effetti, una delle conseguenze algebriche della stazionarietà
del sistema.
#19
Non mi è chiaro perché prendendo come base dello spazio degli
stati la matrice T=[T1 T2] con
T1 base di R+ e T2
che completi una base dello spazio degli stati, la matrice di distribuzione
degli ingressi assuma la struttura T-1B =
[B1 0]T
in conseguenza del fatto che R+ è il minimo
invariante rispetto ad A che contiene Im(B) e non come logica
deduzione di B dal modello differenziale ottenuto dal cambio di base.
(Vittorio Teglia)
Come ho sottolineato a lezione, la struttura di B rispetto alla base
considerata può venire dedotta indifferentemente in base a
considerazioni algebriche sulla nuova base (essendo T1
base di R+, le colonne di B in tale base avranno
componenti non nulle solo rispetto alle colonne di T1)
oppure geometriche, considerando cioè che Im(B) è
contenuto in R+.
Le considerazioni geometriche portano, in genere, ad una comprensione
più chiara delle proprietà.
#20
Vorrei sapere per quale motivo l'invertibilità della matrice di
transizione è una caratteristica intrinseca dei sistemi continui
mentre non lo è per quelli discreti? Da che cosa dipende questa
caratteristica? (Vittorio Teglia)
Nei modelli continui la matrice di transizione è
data dall'esponenziale della matrice dinamica e tale funzione di
matrice è, come noto, sempre non singolare; nei modelli
discreti invece la matrice di transizione, essendo la potenza della
matrice dinamica, risulterà singolare quando lo è la
matrice dinamica. Tutto questo dal punto di vista matematico;
naturalmente se consideriamo il modello discreto di un sistema
continuo, la matrice dinamica coinciderà con l'esponenziale,
relativo all'intervallo di campionamento, della matrice dinamica del
modello continuo e sarà quindi sempre non singolare.
#21
Non mi è chiaro come, nel caso di sistemi lineari non stazionari
discreti, si determini il sottospazio R-(j,i,0) quando
la matrice di transizione è singolare; non potendo utilizzare
l'inversa di tale matrice posso forse utilizzare al suo posto una
funzione legata alla pseudoinversa? (Vittorio Teglia)
Quello che occorre calcolare è l'immagine inversa, secondo
la trasformazione lineare descritta dalla matrice di transizione,
del sottospazio R+(j,i,0). Si trasformerà quindi,
come abbiamo visto a lezione, R+(j,i,0) mediante la
pseudoinversa della matrice di transizione e si sommerà lo spazio
nullo della matrice di transizione stessa.
#22
Retroazione stato-ingresso nei sistemi lineari e stazionari:
come vengono modificate le proprietà
di raggiungibilità e osservabilità?
In particolare perché R+(0) non è alterato
in dimensione e orientamento mentre il sottospazio di inosservabilità
può venire modificato? (Vittorio Teglia)
Può verificare facilmente tali proprietà per via algebrica
facendo riferimento alla matrice dinamica del sistema chiuso in retroazione
(A + BK) ed alle espressioni dei sottospazi di raggiungibilità
e di inosservabilità, come abbiamo fatto a lezione. Considerando
la matrice dinamica in forma di Jordan ed il teorema relativo alle
condizioni di raggiungibilità ed osservabilità relativo a
tale rappresentazione si possono verificare, in maniera molto diretta,
le proprietà precedenti. Una ulteriore verifica della
invarianza del sottospazio di raggiungibilità rispetto ad
una retroazione stato-ingresso, si può ottenere facendo riferimento
alla scomposizione canonica di Kalman ed osservando che l'ingresso, non
potendo agire sulle parti non raggiungibili, non può modificare
le caratteristiche di raggiungibilità di tali parti.
#23
Date le matrici A,B,C,D di un sistema dinamico, in un esercizio
vengono richiesti gli autovalori della forma minima.
Ho calcolato una base del sottospazio di inosservabilità
ed ho effettuato la separazione del sistema in parte osservabile
e in parte inosservabile.
Poi ho calcolato gli autovalori della parte osservabile e con
questo dovrei avere terminato.
C'è un metodo più rapido?
In particolare è sempre indispensabile
effettuare il cambiamento di base con T-1AT o tale passaggio
può essere omesso sfruttando le proprietà degli endomorfismi?
Il dubbio mi viene perché ricordo che a lezione ha detto che se la
matrice T è ortonormale allora qualcosa (che non ricordo) si
riduce ad una permutazione delle righe/colonne di A. (Daniele Cremonini)
Il procedimento da lei seguito è corretto ed applicabile in
generale. Quando il sottospazio di inosservabilità,
E-(0,0), ammette una base costituita da alcune colonne
(non necessariamente adiacenti) della matrice identità, la
scomposizione del sistema in parte osservabile (forma minima) e
parte non osservabile può venire effettuata selezionando
opportunamente gli elementi delle matrici A, B e C; in tale
caso infatti le matrici T-1 e T, se costruite con
colonne dell'identità (pur essendo questa la scelta più
consigliabile, non è l'unica possibile),
effettuano solo permutazioni di righe e di colonne.
Il procedimento è stato esemplificato, anche in relazione
alla scomposizione del sistema in parte raggiungibile e non raggiungibile
ed alla scomposizione canonica di Kalman, in vari esercizi svolti durante
il corso.
#24
Come si fa ad ottenere la struttura della matrice dinamica A+BH di
un sistema dinamico lineare stazionario retroazionato stato-ingresso secondo
la scomposizione di Kalman (dagli appunti mi risulta che BH agisca
solo su A11 con B1H1 e su
A22 con B2H2; dove sono i
termini B1H2, B1H3,
B1H4, B2H1,
B2H3 e B2H4?).
(Cristiano Carretti)
Assumendo, come lei opportunamente fa, la matrice H partizionata
in maniera congruente con la matrice dinamica, è immediato verificare
come gli 8 termini non nulli che nascono nel prodotto di B e H
vadano a sommarsi agli elementi delle prime due righe (a blocchi) di A;
l'azione di BH non è quindi limitata alle sole sottomatrici
A11 e A22.
L'esame della struttura della matrice dinamica del sistema retroazionato
consente di verificare l'invarianza, rispetto a tale operazione, del
sottospazio di raggiungibilità ed evidenzia anche
come tale matrice non corrisponda più ad una scomposizione
di Kalman del sistema; questo risultato è d'altronde ben noto
poiché una retroazione stato-ingresso può modificare
dimensione ed orientamento del sottospazio di inosservabilità.
Per ottenere la scomposizione di Kalman del sistema retroazionato
sarà quindi necessario applicare la relativa procedura alla
terna di matrici ((A+BH),B,C).
#25
Ho scritto negli appunti che due stati di sistemi lineari sono
indistinguibili quando danno luogo a risposte libere uguali. Secondo me
non è corretto. Perché, se le risposte libere sono uguali,
non posso dire che i due stati sono equivalenti ma devo limitarmi a dire
che sono indistinguibili? (Gianni Rondinini)
Gli stati che, in un sistema lineare, generano risposte libere uguali
sono ovviamente equivalenti essendo, in tali sistemi, additivo il
moto forzato. Stati equivalenti sono, naturalmente, anche indistinguibili
su ogni intervallo.
#26
Ho scritto negli appunti che l'insieme E+(0,0) di un generico sistema
potrebbe avere più di un elemento anche se l'insieme E-(0,0)
ne ha uno solo. Non riesco a capire bene il motivo: è forse perché
il sistema potrebbe essere tempovariante? (Gianni Rondinini)
La proprietà cui lei credo faccia riferimento è formulata in
termini opposti; può infatti accadere che E+(0,0) contenga
un solo elemento ed E-(0,0) ne contenga più di uno, ma non
l'inverso, a causa della unicità del moto generato da uno stato
iniziale e da una funzione di ingresso.
Ciò avviene quando la matrice di transizione del sistema è
singolare e questo è possibile nei sistemi discreti (ma
non nei modelli discreti dei sistemi continui). Se riguarda i suoi
appunti troverà un esempio limite che vi ho fatto a lezione,
relativo ad un sistema stazionario ed a tempo discreto nel quale
E+(0,0) contiene un solo elemento mentre E-(0,0)
coincide con l'intero spazio degli stati.
#27
In riferimento alla domanda 4 dell'Esercizio 4 della Sessione Autunnale '96
vorrei sapere se la risposta x(2)=[a b 0 0 ]T è corretta.
Ho dedotto tale risposta dall'osservazione di R+(0).
Ho poi calcolato la sequenza di ingresso dalla relazione
x(2)=[B AB][u(1) u(0)]T
Vorrei sapere se il ragionamento seguito è corretto ed avere
eventualmente l'indicazione di un modo di procedere generale.
(Michele Berionni)
Lo stato raggiungibile dallo stato zero più vicino ad uno stato
assegnato è, in generale, la proiezione ortogonale di tale stato
su R+(0); il procedimento da lei seguito è quindi
corretto. Anche la sequenza di ingresso necessaria può venire
ricavata da una relazione del tipo da lei indicato; tale calcolo
richiederà, in generale, la pseudoinversione di una
matrice.
#28
In un sistema composto da due sottosistemi lineari completamente raggiungibili
connessi in parallelo fra di loro, ho degli elementi sui singoli
sottosistemi che mi possano garantire la completa raggiungibilità
dell'intero sistema?
(Federico Dall'Olio)
Se si escludono strutture particolari (es. Jordan) delle matrici dinamiche
di tali sottosistemi, la condizione resta quella del rango massimo della
matrice di controllabilità del sistema complessivo.
#29
Un sistema discreto in cui la matrice di transizione è singolare,
è sempre riconducibile ad un sistema continuo?
(Federico Dall'Olio)
Come abbiamo sottolineato più volte a lezione, la matrice dinamica
del modello discreto di un sistema continuo è sempre
non singolare e l'operazione da lei proposta non ammette soluzione.
Veda, a tale riguardo, anche l'esercizio 28 del testo Teoria dei Sistemi:
Esercizi e applicazioni.
#30
Non sono riuscito a capire bene il calcolo della matrice di transizione,
ad esempio per il sistema con matrice dinamica
| -d 1 0 |
A = | 0 -d 0 |
| 0 0 -e |
Mi potrebbe spiegare cortesemente i procedimenti di calcolo per un
sistema lineare stazionario continuo? (Fabio Marcantonini)
La matrice di transizione è, in questo caso, l'esponenziale di matrice
e può venire calcolata con uno qualunque dei metodi che abbiamo visto
a lezione (e che può trovare descritti sul testo di teoria adottato)
per le funzioni di matrice. Può anche fare riferimento ai numerosi
esempi riportati sul testo Teoria dei sistemi: Esercizi e Applicazioni
(Esercizi 3,5,8,9,16,21,23 e 24).
Nelle esercitazioni svolte durante il corso abbiamo quasi sempre usato il
metodo del polinomio interpolante che richiede l'inversione della matrice di
Vandermonde associata agli autovalori della matrice di cui calcolare la
funzione; nel caso che lei sottopone tuttavia la matrice è in forma di
Jordan e la forma dell'esponenziale è nota (anche questa la può
trovare direttamente sul testo di teoria adottato) e può venire
quindi scritta senza la necessità di effettuare alcun calcolo. Risulta
infatti:
| exp(-dt) t*exp(-dt) 0 |
exp(At) = | 0 exp(-dt) 0 |
| 0 0 exp(-et) |
#31
Appena illustrata la nozione di osservabilità, a lezione lei ha spiegato
che nei sistemi lineari la determinazione dell'insieme caratteristico
E-(t0,t1,u(.),y(.)) non è legata
allo specifico ingresso, poiché esso coincide con
E-(t0,t1,0,y0(.)).
Effettivamente, per via della scomponibilità del moto in tali sistemi,
la risposta forzata è, per un dato ingresso, la stessa per tutti gli
stati dello spazio degli stati X e dunque ciò che distingue gli stati
è la loro risposta libera y0(.).
Se però i "dati" del problema dell'osservazione dello stato iniziale
sono le funzioni u(.) e y(.), l'estrazione della risposta libera
y0(.) dalla y(.) non può prescindere dalla u(.),
giacché, per ogni t>=t0,
y0(t) = y(t)-yf(t) = y(t)-gamma(t,t0,u(.),0).
Come possiamo allora dire che E-(t0,t1,u(.),y(.))
=E-(t0,t1,0,y0(.))
non dipende da u(.)?
(Paolo Gianessi)
Per il semplice motivo che otteniamo lo stesso sottospazio qualunque sia
la funzione di ingresso applicata al sistema.
#32
Con riferimento alle equazioni
dx(t)/dt = A(t)x(t) (1)
dx(t)/dt = A(t)x(t) + B(t)u(t) (2)
che descrivono la velocità di transizione dello stato in un sistema dinamico
lineare nonstazionario nei casi libero e forzato, le pongo le seguenti domande:
a) Sappiamo che l'insieme delle soluzioni di (1) è uno spazio vettoriale V di
dimensione n (=dimensione dello spazio degli stati) una cui base è data da
un insieme di soluzioni di (1) linearmente indipendenti quali ad esempio
le colonne della matrice di transizione dello stato. Ma cosa vuol dire
"funzioni linearmente indipendenti"? Forse un insieme (fi(t))
i=1..n tale che
per ogni t i vettori fi(t) siano tra loro linearmente indipendenti?
b) Non mi è chiaro per quale motivo x(.) = 0, soluzione ovvia di (1), è
l'unica a potersi annullare, o meglio: per quale motivo per ogni x*(.)
soluzione di (1) vale l'implicazione: (esiste t*) t.c. x*(t*) = 0 =>
x*(.) è la soluzione ovvia?
c) Sviluppando la (1) si ha:
dx(t) = A(t)x(t)dt => x(t) = x(t0) + integrale di [A(tau)x(tau)dtau] da t0
a t, equivalente a x(t) = Phi(t,t0) x(t0).
Sviluppando in modo analogo la (2), si ottiene x(t) =
x(t0) + int.
di [A(tau)x(tau)dtau] da t0 a t + int. di [B(tau)u(tau)dtau] da t0
a t = Phi(t,t0)x(t0)
+ int. di [B(tau)u(tau)dtau], diversa dall'espressione fornita dal testo e
da lei a lezione, nella quale nell'ultimo integrale u(tau) è premoltiplicato
non per B(tau) ma per il nucleo di convoluzione V(t,tau). Dov'è che sbaglio?
d)Qual'è il significato fisico dei due nuclei di convoluzione
V(t,tau) := Phi(t,tau)B(tau), W(t,tau) := C(t)Phi(t,tau)B(tau)?
(Paolo Gianessi)
a) Le funzioni fi(t) vengono definite linearmente indipendenti
quando nessuna di esse può venire espressa come combinazione lineare
delle rimanenti; si tratta, come vede, della usuale definizione di lineare
indipendenza.
b) La proprietà da lei citata è una conseguenza del teorema di
esistenza e unicità della soluzione di un'equazione differenziale
lineare che dovrebbe già conoscere per il caso scalare.
Per il caso vettoriale può fare riferimento alla dimostrazione riportata
sul testo di teoria adottato.
c) Nel non considerare correttamente l'azione dell'ingresso sullo stato
nell'integrazione di dx; può facilmente verificare la non correttezza
della espressione da lei ottenuta calcolandone la derivata.
d) Come ho sottolineato più volte, allo stato di un sistema non è
necessariamente associato un significato fisico; non è quindi possibile, in
generale, dare un significato fisico a V(t,tau).
Sul significato fisico di W(t,tau) (matrice di risposta impulsiva) mi sono
invece soffermato a lungo; la invito quindi a riguardare gli appunti presi
a lezione o la descrizione riportata sul libro di testo.
#33
Vorrei un chiarimento riguardo alla relazione tra il polinomio minimo e la
parte raggiungibile e osservabile di un sistema. In particolare, perché l'ordine
della parte raggiungibile e osservabile di un sistema è uguale al grado del
polinomio minimo?
Inoltre, sussiste qualche relazione tra i poli di un sistema e gli zeri del polinomio
minimo? (Marco Bevilacqua)
Consideriamo la matrice di trasferimento del sistema che, come abbiamo verificato
facendo riferimento alla scomposizione canonica di Kalman, descrive la sola parte
raggiungibile ed osservabile del sistema. Risulta G(s)=C(sI-A)-1B=
C agg(sI-A)B/p(s) ove p(s)=det(sI-A) indica il polinomio caratteristico
di A. Se ora indichiamo con r(s) il massimo comun divisore monico degli elementi
di agg(sI-A) e ricordiamo la relazione m(s)=p(s)/r(s) ove m(s) indica il polinomio
minimo di A, arriviamo subito alla relazione G(s) = P(s)/m(s) (ove P(s)=agg(sI-A)/r(s))
che dimostra quanto da lei richiesto.
I poli di un sistema sono gli zeri dei polinomi a denominatore negli elementi della
matrice di trasferimento quindi, per quanto visto sopra, gli zeri del polinomio minimo
di A, cioè gli autovalori associati alla parte raggiungibile ed osservabile
del sistema.
#34
In un sistema lineare stazionario a tempo continuo, il sottospazio di
raggiungibilità dello stato zero non dipende dall'ampiezza dell'intervallo
di tempo che si ha a disposizione; vorrei sapere se, considerando uno stato
diverso dallo stato zero, gli elementi di R+(x) cambiano in funzione
dell'intervallo di tempo. Si può supporre un'interpretazione per cui, se lo stato
x appartiene a
R+(0) allora gli elementi di R+(0) coincidono con quelli di
R+(0) mentre se x non appartiene a R+(0) il contributo del moto
libero fa variare gli elementi di R+(x) in funzione del tempo?
(Marco Bevilacqua)
La notazione che lei utilizza non può venire considerata corretta perché
la notazione R+(x) fa implicitamente riferimento ad un intervallo di ampiezza
non limitata; andrebbe quindi aggiunto il pedice "t" all'insieme considerato per poterlo
riferire ad intervalli di ampiezza limitata. Ciò posto, le ricordo che l'insieme
Rt+(x) è la varietà lineare definita dal sottospazio
R+(0) e dallo stato eAtx. Tale insieme è quindi soggetto
a variazioni in funzione di t a meno che x non appartenga ad un sottospazio invariante
rispetto ad A contenuto in R+(0); un caso di rilievo che soddisfa questa
condizione è ovviamente costituito dalla condizione R+(0)=X.
#35
Il concetto di polo è stato introdotto nell'ambito dei modelli di ingresso/uscita
mentre talora mi pare che venga usato in contesti più
ampi, e mi capita spesso in tali contesti di mescolare il significato di poli e
autovalori. (Luca Fiuzzi)
I poli di un sistema sono gli zeri dei polinomi a denominatore negli elementi della
matrice di trasferimento; coincidono con gli zeri del polinomio minimo della matrice
dinamica del sistema o, se preferisce, con gli autovalori associati alla parte
raggiungibile ed osservabile del sistema. I poli quindi sono una parte degli autovalori
del sistema; per i sistemi completamente raggiungibili ed osservabili poli ed autovalori
della matrice dinamica coincidono e i due termini possono venire usati indifferentemente.
#36
Risposta armonica, nozioni di base. (Clementina D'Onofrio)
La risposta armonica o frequenziale descrive il comportamento a regime
di un sistema lineare quando al suo ingresso viene applicato un segnale
sinusoidale. Se si considera un sistema con un solo ingresso ed una sola uscita
e si indica con omega la pulsazione della sinusoide in ingresso e con G(s)
la funzione di trasferimento, la risposta frequenziale è data dalla
funzione G(j omega) il cui modulo fornisce il rapporto tra l'ampiezza della
sinusoide in uscita e quella di ingresso (ovviamente della stessa frequenza
data la linearità del sistema) mentre l'argomento fornisce lo
sfasamento tra le due sinusoidi. L'estensione al caso di più ingressi
ed uscite si ottiene considerando i singoli elementi della matrice di
trasferimento (cioè le funzioni di trasferimento tra i singoli ingressi
e le singole uscite); si ricordi inoltre che per i sistemi lineari vale la
sovrapposizione degli effetti.
#37
Una matrice di transizione FI(i,j), con i>j, per un sistema dinamico descritto
dal modello x(t+1)=B(t)u(t)
è sempre una matrice idempotente e nilpotente? (A=A*A=A*A*...*A=0) (R.R.)
Nel sistema da lei considerato risulta A=0 quindi valgono le proprietà da lei indicate.
#38
Per quale motivo l'integrale di un impulso Dirac è uguale ad 1? Infatti l'impulso
Dirac corrisponde ad un "bastoncino" di base praticamente nulla ed altezza infinita
e quindi l'area sottesa da tale curva è nulla. Allora è forse una convenzione?
Inoltre per quale motivo l'integrale del prodotto di una funzione f(t) con l'impulso
di Dirac (applicato in t0) è uguale al valore che assume la funzione nel
punto t0? O meglio come si spiega (matematicamente) il fatto che effettuando
il prodotto, il "bastoncino" dell'impulso di Dirac non ha più altezza infinita, ma ha
altezza uguale all'"altezza" della funzione f"? (Luca Scalorbi)
L'impulso di Dirac non è una funzione e richiede, per una corretta trattazione
matematica, l'uso delle distribuzioni. La risposta all'impulso di Dirac di
qualunque sistema reale è tuttavia approssimabile
con la precisione desiderata attraverso la risposta ad un impulso di ampiezza
sufficientemente stretta e di area unitaria. Nell'ambito del corso abbiamo
considerato come impulso di Dirac il limite cui tende un impulso di ampiezza finita
e di area unitaria quando si fa tendere tale ampiezza a zero e, per una funzione
di tale tipo, valgono entrambe le proprietà da lei indicate.
#39
Un sistema dinamico lineare e stazionario, ridotto in forma minima,
ha al più due blocchi (i due blocchi osservabili)? Perché?
Vale anche per i sistemi discreti? (Sun Dec 12 15:36:56 1999, R.R.)
Un sistema è in forma minima quando privo di stati equivalenti e questo
equivale, per i sistemi lineari stazionari continui e discreti, alla
completa osservabilità. Nella scomposizione canonica di Kalman di tali
sistemi potranno quindi essere presenti solamente blocchi relativi alle
parti osservabili.
#40
Un sistema dinamico, lineare e stazionario, discreto, con un solo ingresso
ed una sola uscita ha il polinomio minimo della matrice dinamica diverso
dal polinomio caratteristico. È necessariamente asintoticamente stabile?
Perché? Tali caratteristiche del sistema, a quali proprietà, circa la
stabilità, possono essere legate? (Sun Dec 12 15:36:56 1999, R.R.)
L'informazione deducibile dalla non coincidenza tra il polinomio minimo
e quello caratteristico riguarda la presenza, nella matrice dinamica del
sistema, di almeno due blocchi di Jordan associati allo stesso autovalore
e questo implica, nel caso da lei citato, che il sistema non sia né
completamente raggiungibile né completamente osservabile. Non vi è invece
alcuna connessione con la stabilità a meno di non aggiungere altre
informazioni (es. blocchi multipli associati ad un autovalore con
modulo unitario).
#41
Per un sistema dinamico a tempo discreto x(k+1)=Ax(k)+Bu(k), di ordine
n, risulta im B = n e dim KerC > 0.
La condizione dim KerC > 0 indica che lo spazio nullo della matrice C
ha dimensione maggiore o uguale ad 1.
Perché ciò è compatibile con la completa osservabilità del sistema?
(Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
La condizione dim KerC > 0 implica solo che non si possa ricostruire
direttamente lo stato dall'uscita mediante la relazione algebrica
x(t) = P+y(t). L'osservatore dello stato è invece un sistema
dinamico cioè dotato di memoria in grado di ricostruire lo stato in base
alla osservazione di un certo numero di campioni dell'ingresso e dell'uscita
del sistema. In altre parole, l'informazione sullo stato al tempo t che non viene
fornita dall'uscita in tale istante viene dedotta dai valori che l'uscita
assume in altri istanti.
#42
Un sistema dinamico, lineare e stazionario, risulta stabile i.l.u.l, ma non i.l.s.l.
Ciò vuol dire che esistono modi semplicemente stabili o instabli nella parte raggiungibile
e non osservabile del sistema.
Non possiamo dire nulla sulla completa raggiungibilità del sistema, dal momento che non
sappiamo se esiste una parte osservabile e non raggiungibile?
(Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
Certamente
#43
Per quali tipi di sistemi la completa ossevabilità implica la completa ricostruibilità?
E per quali la completa raggiungibilità implica la completa controllabilità?
(Considerare il caso sia di sistemi continui, sia discreti). (Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
Le implicazioni da lei considerate derivano dalla non singolarità della matrice di transizione;
sono quindi sempre vere per i sistemi continui e per quelli discreti con matrice di
transizione non singolare come, ad esempio, i modelli discreti dei sistemi continui.
#44
Un sistema puramente dinamico, con un ingresso ed una uscita ed n autovalori
distinti, ha il polinomio minimo uguale al polinomio caratteristico, indipendentemente
dalla sua completa raggiungibilità e osservabilità. La funzione di trasferimento
G(s) ha come denominatore il polinomio minimo della matrice dinamica associata
alla parte raggiungibile ed osservabile. Il grado del denominatore è sempre uguale
ad n sia che il sistema sia completamente raggiungibile ed osservabile che in caso
contrario, essendo tutti gli autovalori distinti? (Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
Il grado dei polinomi a denominatore negli elementi della matrice razionale
(sI-A)-1 è uguale, in questo caso, ad n data la coincidenza tra
polinomio minimo e caratteristico (il massimo comun divisore monico della matrice
polinomiale agg(sI-A) è di grado zero cioè uguale ad 1).
Il grado del denominatore della funzione di trasferimento è invece uguale alla
dimensione della parte raggiungibile ed osservabile del sistema che può benissimo
non coincidere con l'intero sistema; lo può immediatamente verificare su un sistema
di ordine n con autovalori tutti distinti e B=[1 0 ... 0]T,
C=[1 0 ... 0].
#45
Se la funzione di trasferimento di un sistema, con un ingresso ed una uscita, è il
rapporto di due polinomi dello stesso ordine, il sistema è puramente algebrico.
Perché posso dire che il sistema è dinamico, non puramente?
(Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
Il sistema considerato non è affatto "puramente algebrico". È invece
non puramente dinamico che è tutt'altra cosa. Un sistema non puramente
dinamico è un sistema dinamico nel quale l'ingresso agisce sull'uscita, oltre
che attraverso l'evoluzione dello stato come in tutti i sistemi dinamici,
anche in maniera diretta cioè attraverso un legame algebrico tra ingresso
ed uscita. Se considera, per maggior chiarezza, un modello a tempo discreto, si renderà
conto immediatamente che questo significa avere polinomi a denominatore e
numeratore della funzione di trasferimento dello stesso ordine. Riveda anche gli
esempi relativi a reti elettriche che ho utilizzato a lezione per illustrare
la differenza tra sistemi puramente dinamici e non.
#46
Due sistemi dinamici, lineari e stazionari, completamente raggiungibili, hanno matrici
di risposta impulsiva coincidenti. Possono avere matrici dinamiche simili? Perché?
(Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
La coincidenza delle matrici di risposta impulsiva implica la similitudine delle
matrici dinamiche della parte raggiungibile ed osservabile dei due sistemi mentre
non fornisce alcuna informazione sulle parti restanti.
#47
In un sistema dinamico, lineare e stazionario, in forma minima e completamente raggiungibile,
la stabilità ilsl coincide con la stabilità ilul? Sono entrambe uguali alla stabilità asintotica?
Perché? (Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
In un sistema di questo tipo esiste solo la parte completamente raggiungibile ed osservabile
quindi le condizioni relative ai tre tipi di stabilità sono necessariamente coincidenti.
#48
Perché nei sistemi dinamici, lineari e stazionari, stabili ilsl, gli elementi della matrici
di risposta impulsiva sono funzioni che tendono a zero al tendere del tempo all infinito?
(Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
Perché combinazioni di modi della parte raggiungibile ed osservabile che, nei sistemi stabili
ilsl, sono asintoticamente stabili. Tenga presente che la stessa proprietà vale anche per
i sistemi stabili ilul e, ovviamente, per quelli asintoticamente stabili.
#49
Quali caratterisiche ha l'errore di stima dello stato in un osservatore identità per un sistema
dinamico, lineare e stazionario, non in forma minima? (Sun Dec 19 17:25:52 1999, R.R.)
La dinamica dell'errore associato allo stato della parte osservabile del sistema può
venire assegnata ad arbitrio scegliendo opportunamente la matrice dei guadagni dell'osservatore;
quella dell'errore associato alla stima dello stato della parte non osservabile coincide invece
con la dinamica di tale parte del sistema (quindi tale errore tende a zero al crescere del tempo
solo se la parte non osservabile del sistema risulta asintoticamente stabile).
#50
Non mi è chiaro perché in un sistema lineare e stazionario E+t1(0,0) sia contenuto in
E+t2(0,0) se t2>t1. Potrebbe rispiegarmelo. (Sun Jan 2 23:10:58 2000, Alessandro Caselli)
Ogni stato iniziale che, con ingresso nullo, generi uscita nulla in un certo intervallo di tempo genera la
stessa uscita nulla in qualunque sottointervallo indipendentemente, inoltre, dalla allocazione di tali
intervalli sull'asse dei tempi grazie alla ipotesi di stazionarietà.
#51
Ho scritto (più volte per la verità...) che x(t)=Teta(t)*Teta-1(t0).
Non si dovrebbe invece indicare, visto che abbiamo detto che la matrice di transizione
può essere espressa come prodotto di una certa matrice Teta funzione di t e della sua
inversa funzione di t0, x(t)=Teta(t)*Teta-1(t0)x0?
(Mon 27 Dec 22:32:19 1999, Raffaele Landolfi)
La scomposizione della matrice di transizione non può inglobare in alcun modo lo stato iniziale
del sistema; lo stato iniziale deve quindi venire sempre incluso nella espressione del moto libero di
un sistema.
#52
A lezione abbiamo visto che se un sistema è lineare ed è diagnosticabile o incasellabile
allora è anche rispettivamente completamente osservabile o completamente ricostruibile.
Vale una proprietà analoga anche per quanto riguarda la controllabilità e la
raggiungibilità? (Sun Jan 2 23:14:28 2000, Alessandro Caselli)
Solo indirettamente, attraverso il sistema duale. Le proprietà di raggiungibilità e di
controllabilità di un sistema corrispondono infatti a quelle di osservabilità e di
ricostruibilità del sistema duale.
#53
In un sistema lineare stazionario discreto, in una lezione ho scritto che gli stati
controllabili allo stato zero sono uguali a Im(Ad)-1Pi
mentre sul libro viene usata l'espressione (Ad)-1ImPi.
Le due espressioni sono uguali o quale delle due è corretta?
Inoltre se Ad non è invertibile, come effettuo il calcolo?
(Mon Jan 3 18:50:31 2000, Simone Melchiori)
Si narra che il filosofo Benedetto Croce abbia risposto una volta ad un giornalista che
gli chiedeva come mai i filosofi rispondessero così spesso alle domande con altre
domande, con uno spiritoso "E perché no?". Le cito questo aneddoto perché sarei tentato
di rispondere alla sua domanda con la domanda seguente: Lei come calcola l'espressione
(Ad)-1Im(Pi) riportata sul testo?
La risposta, ovviamente, è che l'espressione che vi ho dato evidenzia proprio come
si procede al calcolo della espressione (del tutto equivalente) riportata nel testo.
Le ricordo poi che nella espressione considerata (Ad)-1
non indica, in generale, l'inversa di Ad ma l'immagine inversa
rispetto alla trasformazione lineare descritta da Ad; solo nel caso
Ad risulti non singolare tale trasformazione sarà descritta dalla
matrice inversa mentre negli altri casi si utilizzerà l'espressione che abbiamo
visto a lezione cioé (Ad)+(Im(Pi) int
Im(Ad)) + ker(A).
#54
In un osservatore identità tra gli appunti ho scritto che se il sistema non è
completamente osservabile, posso modificare solo gli autovalori della parte osservabile,
mentre per le altre componenti seguirà la dinamica dei blocchi 3 e 4 della scomposizione
di Kalman. Studiando però mi sembrerebbe corretto che le componenti non osservabili
seguano la dinamica dei blocchi 1 e 3 della scomposizione di Kalman, che sono quelli
relativi appunto alla parte non osservabile. Hanno ragione i miei appunti o ho ragione io?
(Mon Jan 3 18:54:20 2000, Simone Melchiori)
L'osservatore di un sistema dinamico non ha mai parti non osservabili dato che la sua
uscita coincide con lo stato; lei intende, probabilmente, fare riferimento alla dinamica
di quella parte dell'osservatore preposta alla ricostruzione dello stato delle parti non
osservabili del sistema. La dinamica di tale parte
è la stessa della parte non osservabile del sistema (non è influenzata dalla
matrice K) quindi perché l'osservatore funzioni correttamente (come modello, per
quanto riguarda questa parte) è
necessario che le parti non osservabili del sistema (blocchi 1 e 3) abbiano tutti i modi
asintoticamente stabili. La dinamica della parte dell'osservatore preposta alla
ricostruzione (non dimentichiamo che il nome osservatore è improprio) dello
stato della parte osservabile del sistema (blocchi 2 e 4) può invece venire sempre
assegnata ad arbitrio agendo sulla matrice dei guadagni K.
Aggiungo una osservazione non specifica: a giudicare da tutto quello che avete
scritto negli appunti presi a lezione si deduce l'impressione che, a lezione,
anziché prendere appunti sarebbe meglio cercare di capire quanto il docente
espone. Questa sarebbe infatti la base migliore per affrontare lo studio degli
argomenti su base non mnemonica utilizzando il libro di testo e tutte le altre
sorgenti (tante per questo corso!) messe a disposizione invece che cercando di
dare un senso ad appunti spesso errati per la fretta e/o la mancata comprensione
di quanto si sta affannosamente scrivendo. Il prof. Giuseppe
Zwirner, che ho avuto l'onore di avere come docente, vietava tassativamente
che si prendessero appunti durante le sue lezioni proprio perché, la sua grande
esperienza didattica gli indicava chiaramente come ciò significasse perdere buona
parte della utilità della lezione stessa.
#55
Non mi sono ben chiare le definizioni di stato zero e uscita zero. Lo stato zero è lo stato
x=0 (origine dello spazio degli stati) che risulta essere di equilibrio con ingresso
u=0 o con un qualunque ingresso? E l'uscita zero? (Tue Jan 4 10:02:17 2000, Claudio Beltrani)
Lo stato zero e l'uscita zero (vettore zero dello spazio degli stati e di quello delle uscite) esistono
solo per i sistemi a stato vettore ma hanno interesse solo per quelli lineari (continui o discreti).
Per tali sistemi è immediato verificare come lo stato zero sia di equilibrio con ingresso zero
e come generi, se il sistema è puramente dinamico, uscita nulla. Una ulteriore proprietà dello stato
zero nei sistemi lineari è quella di risultare equivalente ad ogni stato non osservabile; un sistema
lineare è quindi in forma minima quando nel suo insieme degli stati non sono presenti stati
equivalenti allo stato zero.
#56
Per un sistema discreto del primo ordine, lineare e stazionario, la risposta impulsiva vale
w(k)=cak-1b?
(Wed Jan 5 10:50:40 2000, R.R.)
Certamente.
#57
Il sistema x(k+1)=u(k), y(k)=x(k) è completamente osservabile e raggiungibile. Allora è sicuramente ricostruibile,
ma è completamente controllabile solo se A è non singolare. Essendo A=0, non possiamo dire nulla circa la controllabilità.
Vero? Perché? (Wed Jan 5 10:50:40 2000, R.R.)
Falso. Il sistema in esame è completamente controllabile; basta infatti applicare, in qualunque stato si trovi,
ingresso nullo per portare a zero lo stato in una sola transizione. Può ottenere lo stesso risultato calcolando
il sottospazio di controllabilità. Occorre al riguardo calcolare l'immagine inversa secondo A del sottospazio
di raggiungibilità; tale immagine inversa include il nucleo di A quindi coincide, in questo caso, con l'intero
spazio degli stati.
#58
Se dim ker C > 0, significa che E-(0,0) contiene più di un elemento. Allora il sistema non è
completamente osservabile. Dove sbaglio? (Wed Jan 5 10:50:40 2000, R.R.)
Sbaglia nel legare il sottospazio di inosservabilità al nucleo della matrice di distribuzione delle uscite;
E-(0,0) può benissimo contenere il solo vettore 0 anche quando dim ker C > 0, anzi tale
situazione è la più frequente. dim ker C > 0 significa solo che non possiamo dedurre lo stato
mediante una trasformazione algebrica dell'uscita e questa, ripeto, è la situazione di gran lunga
più comune. Il fatto che E-(0,0) contenga stati diversi da zero significa invece che non è
possibile dedurre lo stato del sistema mediante un osservatore che, ricordiamolo bene, è un sistema
dinamico che ricostruisce (si dovrebbe, come vi ho detto più volte, chiamarlo ricostruttore) lo stato
in base ai valori assunti dall'uscita e dall'ingresso in un certo intervallo di tempo, non in un solo
istante.
#59
Una retroazione sull'ingresso dello stato, stimato mediante un osservatore identità in un sistema dinamico,
lineare, stazionario, in forma minima, completamente raggiungibile, stabile ilsl, può portare a un sistema
non stabilizzabile ilsl, visto che può modificare ad arbitrio tutti gli autovalori del sistema (blocco
raggiungibile e osservabile)? (Wed Jan 5 10:50:40 2000, R.R.)
Il sistema in oggetto è completamente raggiungibile e tale caratteristica non può venire modificata da
una retroazione tra lo stato o lo stato osservato e l'ingresso (che non modifica né la dimensione né
l'orientamento del sottospazio di raggiungibilità, qui coincidente con l'intero spazio degli stati).
Ne segue che una retroazione del tipo considerato può rendere il sistema instabile ilsl (ma qui la
stabilità ilsl coincide con la ulsl e quella asintotica) ma non non stabilizzabile.
#60
Perché la retroazione stato-ingresso non modifica la dimensione di R+(0)?
Vale la relazione R+(0)=im [B AB ... An-1B] =
im [B (A+BK)B ... (A+BK)n-1B] o i due spazi hanno solo
la stessa dimensione? (Tue Jan 4 18:38:56 2000, Alessandro Caselli)
La retroazione stato-ingresso non può diminuire la dimensione del sottospazio di
raggiungibilità perché, come può dedurre immediatamente dalle espressioni presenti
nella sua domanda, tutte le colonne della matrice di raggiungibilità del sistema
non retroazionato sono presenti anche in quella del sistema retroazionato.
Non può neppure aumentarne la dimensione perchè, agendo attraverso l'ingresso,
può modificare solo le caratteristiche della parte raggiungibile. Osservando la
struttura dei termini della matrice di raggiungibilità del sistema retroazionato
è poi facile dedurre la coincidenza dei due sottospazi (suggerimento per la
dimostrazione: si ricordi che R+(0)=mi(A,im B)).
#61
Se la risposta libera, a partire da un opportuno stato iniziale, di un sistema dinamico, lineare, stazionario,
ha andamento sinusoidale, il sistema può essere asintoticamente stabile, se gli autovalori immaginari coniugati
hanno parte reale <0? (Wed Jan 5 10:50:40 2000, R.R.)
Se la sinusoide osservata è smorzata, ha cioè ampiezza che tende a zero al tendere del tempo all'infinito,
il sistema può essere asintoticamente stabile. Se invece l'ampiezza di tale sinusoide è costante o cresce
con il tempo il sistema non può risultare asintoticamente stabile. Se ne può rendere facilmente conto
riguardando l'andamento nel tempo dei modi del sistema.
#62
Se due basi dei sottospazi E-(0,0) e R+(0) sono date
rispettivamente da
| 1 0 | | 0 1 -6 36 |
| 0 0 | | 0 0 0 0 |
| 0 0 | | 0 1 -8 49 |
| 0 0 | | 1 -3 9 -27 |
| 0 1 | | 0 0 9 -47 |
quanto vale una base della intersezione di tali sottospazi (per determinare
una base della parte raggiungibile e osservabile nella scomposizione canonica di Kalman).
(Sun Jan 9 11:18:05 2000, R.R.)
Utilizzando la modalità di calcolo che abbiamo visto sia a lezione che nelle esercitazioni
per il calcolo della intersezione di due sottospazi come complemento ortogonale della somma
dei due complementi ortogonali, si ricava immediatamente (il complemento ortogonale
di R+(0) ha come base la seconda colonna della identità, il complemento
ortogonale di E-(0,0) la seconda, terza e quarta colonna della identità)
che l'intersezione cercata coincide con E-(0,0) ed ha, quindi la stessa
base. Questo è un caso nel quale una operazione complicata (intersezione di due sottospazi)
non richiede alcun calcolo purché, naturalmente, si conosca con chiarezza il procedimento
da seguire. Spero anche non le sfugga che l'intersezione tra tali sottospazi descrive la
parte raggiungibile e non osservabile del sistema.
#63
Dato un sistema lineare stazionario continuo, si richiede il modello della parte
raggiungibile del sistema. Non riesco a trovare la trasformazione di coordinate T;
mi sembra di capire che occorre R+(0)=imP e E-(0,0)=kerQ.
A tale proposito ho 3 domande: Quando arresto lo sviluppo di P=[B AB .. A(n-1)B] e di
Q? Se P e Q sono calcolate corrette, ho i sottospazi corrispondenti, come si calcola
l'intersezione di tali sottospazi? E dall'imT1 come ricavo la colonna T1?
(Tue Jan 11 23:33:45 2000, Enrico Macchiavelli)
La determinazione della sola parte raggiungibile di un sistema non richiede che si effettui
la scomposizione canonica di Kalman del sistema; è sufficiente passare ad una base
partizionata in una base del sottospazio di raggiungibilità e in un insieme di vettori che
completino la base dell'intero spazio (riveda, a tale riguardo, quanto abbiamo visto a
lezione e quanto riportato al punto c) dell'esercizio 2 sul libro Teoria dei Sistemi:
Esercizi e applicazioni). Per quanto riguarda poi le domande specifiche che mi pone:
1) L'arresto dei termini presenti in P e Q viene operato non appena si incontra
una matrice le cui colonne risultino linearmente dipendenti dalle precedenti. 2) L'intersezione
di due sottospazi viene calcolata (anche questo lo abbiamo visto sia a lezione che nelle
esercitazioni) come complemento ortogonale della somma dei complementi ortogonali dei due
sottospazi. 3) La terza domanda non è formulata in maniera corretta: non vi è infatti alcun
motivo perché, in generale, la sottomatrice T1 debba essere formata da
una sola colonna (tale sottomatrice può avere da 0 ad n colonne). Se la domanda
riguarda le modalità di calcolo di una base per lo spazio generato dalle colonne di
una matrice, allora la risposta può essere: mediante l'algoritmo di ortonormalizzazione
di Gram-Schmidt. Penso le possa tornare utile studiare a fondo l'intero esercizio 2
citato poco sopra.
#64
Nei miei appunti, alla fine della Raggiungibilità e Controllabilità per i sistemi lineari
non stazionari continui ho scritto che R+ ed R- hanno la stessa
dimensione. E' corretto?
Se è corretto lo si può anche completare affermando che i due sottospazi coincidono
quindi "se tale sistema è completamente raggiungibile ==> è anche completamente
controllabile" e viceversa? (Mon Jan 17 15:59:26 2000, Claudio Beltrani)
L'eguaglianza delle dimensioni dei due sottospazi deriva dalla non singolarità della
matrice di transizione della classe di sistemi considerata che, a sua volta, non
implica, per i sistemi lineari non stazionari, l'eguaglianza dei due sottospazi.
Nel caso uno dei due sottospazi coincida con l'intero spazio, ne segue, ovviamente,
che anche l'altro sottospazio coinciderà con l'intero spazio.
#65
Sempre nei miei appunti, all'inizio dell'Osservabilità e Ricostruibilità dei sistemi
lineari non stazionari continui ho scritto che un sistema lineare non stazionario
continuo che risulti diagnosticabile lo è anche completamente (cioè è diagnosticabile
indipendentemente dall'ingresso applicato). E' corretto?
(Mon Jan 17 15:59:26 2000, Claudio Beltrani)
Sì, grazie alla scomposizione della risposta in risposta libera e risposta forzata.
#66
Se lo stato iniziale x dà uscita y(.) con ingresso u(.) nell'intervallo
[t0,t1],
tutti gli altri stati iniziali che danno uscita y(.) fanno parte di:
a) E-(t0,t1,0,0)?
b) E-(t0,t1,0,y(.))?
c) E-(t0,t1,0,y0(.))?
d) alcuni possono fare parte di
E-(t0,t1,u(.),y0(.))?
(Mon Jan 17 15:59:26 2000, Claudio Beltrani)
Se il sistema considerato è lineare (lei non lo specifica), l'insieme di stati iniziali che,
con l'ingresso u(.) danno l'uscita y(.) in
[t0,t1] è la varietà lineare definita da
E-(t0,t1,u(.),y(.)) e
dal sottospazio E-(t0,t1,0,0).
#67
Un sistema in forma minima è sempre completamente osservabile , o ciò è vero se e solo
se il sistema è lineare? (Mon Jan 17 15:59:26 2000, Claudio Beltrani)
Solo se è lineare, per i motivi più volte riportati nelle domande precedenti.
#68
Ad un certo punto dei miei appunti viene affermato che:
BTeAT(t1- )x1
= BTeAT x1 con
compreso tra 0 e t1. Perché?
(Sun Jan 23 15:26:03 2000, Danilo Tardioli)
I suoi appunti non sono completi; la proprietà che abbiamo utilizzato è infatti la seguente:
BTeAT(t1- )x1=0
per compreso tra 0 e t1 equivale alla condizione
BTeAT x1=0
sempre per compreso tra 0 e t1 e questa
proprietà è di verifica immediata.
#69
Ho poi scritto che BTeAT x1
è una funzione analitica (che significa?) e che condizione necessaria e sufficiente affinché tale
funzione si annulli per qualunque compreso tra 0 e t1
è che si annullino anche tutte le sue derivate in [0,t1]. Perché?
(Sun Jan 23 15:26:03 2000, Danilo Tardioli)
Una funzione analitica in un certo intervallo è una funzione continua che ammette derivate continue
di qualunque ordine. Condizione necessaria e sufficiente perché una funzione analitica si
annulli in tutti i punti di un intervallo è che si annulli, assieme a tutte le sue derivate,
in un punto (arbitrario) di tale intervallo. Nella dimostrazione cui lei fa riferimento
abbiamo considerato, per semplicità, il punto =0.
#70
Sia S un sistema dinamico, lineare e stazionario, a dimensioni infinite il cui
ingresso e la cui uscita appartengono a spazi vettoriali a dimensioni finite.
Perché non è possibile rappresentare tale sistema con un modello polinomiale di
ingresso-uscita? Quale tipo di sistema è descrivibile da un modello polinomiale
di ingresso-uscita? (Thu Jan 27 14:56:38 2000, G.X.)
I modelli polinomiali di ingresso-uscita (con polinomi a coefficienti costanti) non sono in grado
di descrivere la dinamica interna di eventuali parti osservabili ma non raggiungibili di un sistema
a parametri distribuiti; potrebbero svolgere questo ruolo solo considerando coefficienti in grado
di assumere valori locali. Il problema non si pone per la funzione di trasferimento o la risposta
impulsiva a causa delle dimensioni finite ipotizzate per i relativi spazi vettoriali. Tali modelli
descrivono sistemi lineari stazionari completamente osservabili e con spazio degli stati a
dimensioni finite.
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